Quando si nasce si nasce liberi.
Quando si nasce si è maschi o femmine, esseri umani in un corpo denso da crescere e nei corpi sottili da affinare. Arriviamo sulla terra per imparare a nutrirci, chiedere, reclamare, ringraziare, relazionare e nasciamo nella famiglia che la nostra anima ha scelto e che la nostra personalità-ego nel tempo amerà e/o rifiuterà, rispetterà e/o tradirà, ci si legherà o ci si dissocerà.
Ogni percorso ed esperienza come figlio, all’interno della propria famiglia, è personale e irripetibile, mai uguale ai nostri fratelli e sorelle, più vicino forse agli amici che ci scegliamo in giovane età, proprio per condividere e superare quel senso di incomprensione che sentiamo a volte nel profondo.
Se mi concentro e mi chiedo chi sono stati o sono veramente mio padre e mia madre non posso non rappresentare il mio vissuto con loro e se mi chiedo chi sono io e come ero come figlia, sorrido sentendomi lontana a quel ricordo in virtù della mia crescita personale e dove tutti noi, ci riconosciamo in qualità di adulti. La coscienza di sé, passata attraverso sottili, delicati e difficili processi di crescita interiore, mentale-emozionale-spirituale, ci porta a VEDERE delle verità a volte sorprendenti e a RIVEDERE i componenti della nostra famiglia.
Quando si è genitori o figli si passa in maniera inconsapevole ad alternare la propria persona-anima-verità con il ruolo di padre-madre-figlio e perciò tutti gli: “educo – imparo – è giusto – è sbagliato – ti amo – ti odio – voglio stare con te – voglio stare da solo – mi manchi – mi basti – mi somigli – ti somiglio – chi sei tu – chi sono io” sono esperienze che passano attraverso il “pacchetto famiglia”.
E’ quindi molto difficile essere obbiettivi, è difficile esserlo con sé stessi, figuriamoci verso i componenti della famiglia che hanno un RUOLO che li distingue: padre, madre, figlio, sorella, fratello.
Vivere il ruolo, ci fa dimenticare la nostra persona-anima-verità e le nostre vere esigenze, e se il ruolo è legittimo per la sua funzione e funzionalità, a volte e non poche è scomodo e accorcia le ali di libertà di ciascun componente, nessuno escluso.
Se noi riflettessimo nella verità, ci accorgeremmo di quanti ulteriori RUOLI sbagliati abbiamo dato e/o diamo a nostra madre, padre, figlio, sorella, fratello e a noi stessi.
Vissuti per anni dentro storie che abbiamo tessuto nella nostra memoria attraverso il nostro personale punto di vista e quindi attraverso il nostro personale sentire, aspettativa e carattere, quando apriamo il nostro cuore alla comprensione ed alla verità, ecco che tutto si trasforma e i componenti della nostra famiglia appaiono nella loro natura e realtà: uomini e donne, persone che provano con le loro volontà, difficoltà e animosità a stabilire un rapporto di affettuosa convivenza e di intimo rispetto.
E se tutto ciò, nell’apertura alla verità, non lo vediamo, vuol dire che siamo nati in una famiglia per imparare a cercare l’amore da un’altra parte e a desiderarlo.
Se, invece, riusciamo a dare un senso alla nostra famiglia, guardando anche le cose che non ci sono piaciute o che non ci piacciono, vuol dire che abbiamo avuto l’opportunità di migliorare e che siamo fortunati comunque ad avere ricevuto e donato l’amore.
Non è mai stato facile incalzare un ruolo a perfezione. Forse, se cominciamo ad educarci alla parola “rispetto” e “accettazione”, creando quindi sin dall’inizio di una vita di coppia e poi di famiglia l’intenzione di imparare ad amarci, oltre che innamorarci, allora forse avremmo fatto un passo in avanti per l’evoluzione e saremmo tutti più sereni e un po’ più liberi….
Vorrei citare una strofa che mi è arrivata da un caro amico che scrive e si occupa di yoga e ayurveda (G. Marino), la strofa è la n. 393 della Dhammapada, un testo buddista del III secolo a.c., che trovo quanto mai appropriata in questa visione e condividerla con Voi.
Degno di rispetto
Nessuno è da considerarsi degno di rispetto a causa della nascita o della cultura o di qualsiasi altra qualità esteriore.
E’ la purezza e la comprensione della verità che decide di qualcuno il merito.
? bellissimo…lo invierei a Cammina nel Sole…degna vetrina per questo tuo ultimo scritto?
Illuminante… ?
Se si riuscisse ad accettare e comprendere il diverso già nelle quattro mura domestiche…se insieme ci educassimo al rispetto…potremmo dire di partecipare nel piccolo all’evoluzione di una società accogliente , eticamente valida…ma i nostri egoismi di genitori e figli spesso annebbiano la via…ma parlarne, scrivere come fai tu…fa bene all’animo.
Bell’articolo davvero complimenti