Capodanno …… a primavera
Ho passato lo scorso capodanno con l’influenza e, nonostante la tosse e il naso chiuso mi invitassero a starmene da sola e a letto, ho brindato con i miei cari, cercando fino all’ultimo di rimanere presente alla serata e salutare il passaggio che si davano il 2015 con il 2016.
La sera della vigilia ho sempre un momento di meditazione, dove cerco le cose buone accadute nell’anno che se ne va per ringraziarle, guardo quelle non buone con il cuore aperto e ne accolgo il senso che comunque l’esperienza vissuta mi ha lasciato e, fatta pulizia, mi concentro sui buoni propositi per l’anno a venire che si rendono chiari in una intuizione tipica di quella serata.
Ogni capodanno infatti cerco una “massima” dove dirigere il mio lavoro spirituale nel nuovo anno.
Quest’anno è stata: “Signore (la mia religione è per la fratellanza unita) , fammi trovare la strada e fammi vedere bene…”
Al di là delle mie vicende personali e quindi del perché mi fosse uscita questa massima dal profondo del mio cuore, ne sono rimasta lì per lì un po’ sorpresa e, soltanto oggi, a distanza di tre mesi, comincio a coglierne il vero significato esoterico.
Ad oggi, non possiamo dire di avere avuto un inverno vero e siamo tutti molto disorientati di come abbiamo visto passare questi mesi tra un accenno di freddo e molti falsi avvisi di primavera, avvisi che ci hanno anticipato purtroppo le varie influenze viscerali e allergie, accompagnate da un senso di “stanchezza”, tipica astenia primaverile.
Insomma, il tempo ci ha sorpreso e deluso nella temperatura non appropriata alla stagione invernale e con i suoi colori riflessi sulla natura ci ha fatto “vedere” colori incerti, cosicché anche il nostro umore si è unificato a questa “incertezza” e “astenia”, nonostante, nel frattempo, di cose ne sono successe veramente tante!
Guerre, crisi economiche, attentati terroristici, incidenti, perdite di denaro, lavoro, lutti, continuano a scorrere nei nostri pensieri, creandoci disagio, angoscia, rabbia, paura , ma noi continuiamo ad essere come quei colori incerti sulla natura, diciamo siamo “ovattati”.
Qualcuno mi dirà no, non è così, io leggo i giornali, seguo le notizie, mi informo, mi arrabbio, sono sveglio e pienamente cosciente di quello che sta succedendo.
Ed io gli rispondo, sì, hai ragione, tu sei informato, sveglio, attento e cosciente di quanto sta succedendo nel mondo ma ti chiedo anche: come ti senti? Come avverti la tua energia?
Noi siamo “ovattati”; siamo informati sì, addolorati sì, impauriti siii, depressi forse, ma energeticamente, siamo POCO PRESENTI.
Ci stiamo abituando così tanto a difenderci dall’angoscia, dall’ansia, dall’impotenza e dalla paura per gli accadimenti di questi ultimi anni “coprendoci” con un sottile velo di “anestetico emozionale e mentale”.
Immessi, inconsapevolmente in una forma di difesa che se vogliamo essere compassionevoli con noi stessi ci aiuta a non deprimerci ulteriormente di fronte tutto questo che viviamo, dobbiamo essere coscienti che la stessa difesa, ci allontana da una direzione, scelta, STRADA e ci rende miopi, o meglio non ci fa VEDERE BENE.
L’equinozio di primavera è arrivato con un cielo nuvoloso e due tragedie dove sono morte tante persone innocenti.
La prima, l’incidente del pulmann che portava in viaggio studentesse dell’Erasmus di varie nazionalità che, per un errore umano dell’autista (sembra avesse CHIUSO gli OCCHI) ha spezzato tante vite, infranto tanti sogni, sorrisi, progetti, facendo piombare su ogni famiglia colpita il dolore di un lutto al posto di un ritorno della propria cara figlia e facendo entrare nelle nostre case la solidarietà per il loro dolore e l’angoscia di quanto il destino potrebbe riservare a chiunque di noi.
La seconda tragedia, ancora più grave, essendo stato un atto terroristico dove ci sono stati tanti morti e centinaia di feriti ci ha colpito e addolorato nell’anima, non solo per l’orrore e l’impotenza che ci invade ma per VEDERE ledere e demolire la nostra sicurezza nella quotidianità di quei luoghi colpiti e in quegli orari che ci fanno sentire potenziali future vittime e ci conferma quanto siamo stati bruscamente risvegliati da una tranquillità sociale che, evidentemente, così tranquilla, non era.
Qui mi chiedo:
Cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo mondo quotidiano, per non rimanere incastrati in questa sorta di “ovattamento” che abbiamo adottato per difenderci ed abituarci Erroneamente all’idea che siamo senza speranza?
Cosa possiamo fare per non abituarci all’idea di essere uccisi, in un attentato, dal vicino di casa perché impazzito, perché si addormenta l’autista di un veicolo pubblico che lo sta trasportando?
Dobbiamo forse pensare che allacciando le cinture (dei pantaloni, di sicurezza), barricandoci nelle nostre case, alzando i muri dei nostri confini, vivremmo più tranquilli?
Una risposta certa non c’è, però mi ritorna la mia “massima” di capodanno.
Scegliamo di essere svegli, vigili, disciplinati, comprensivi e GUARDIAMO chi abbiamo di fronte, dietro, di lato, chi è il nostro vicino di casa, il nostro collega, il conoscente, senza pregiudizi ma con obiettività e presenza. Non siamo noi la “Intelligence” certo, ma dovremo fare tutti, in prima persona, un lavoro di pulizia e di attenzione, USCIRE insomma, dal nostro “OVATTAMENTO”.
Energeticamente l’”ovattamento” avvolge il nostro “corpo emozionale” (emozioni, reazioni, percezioni) e “corpo mentale” (pensieri, coscienza, discernimento) creando una sorta di bolla eterea dove ogni nostro sentire emozionale e mentale rallenta e si muove stretto nello stesso spazio, lasciando “nudo e indifeso” il nostro “corpo denso” (il nostro fisico) e il nostro “corpo spirituale” (la nostra fede, quale essa sia e di qualunque religione).
Quando le emozioni e la mente viaggiano in sintonia tra loro, giocano tra un sentire e un riflettere veloce, attraverso prove di coraggio, di accettazione e di introspezione, trovano alla fine una strada di unione, in questo caso ci possiamo definire delle persone coerenti e in armonia con la nostra persona-personalità.
Quando invece, le emozioni e la mente sono compresse, perché influenzate spesso da fatti che creano disagio, paura e angoscia, esse sono costrette a fare un identico e ripetitivo percorso, la loro strada si accorcia e schiaccia il nostro umore e le nostre riflessioni, facendoci diventare vibrazionalmente statici, apatici e poco reattivi. Diventiamo “ovattati”.
Tornando al corpo denso (il fisico) è lasciato più “indifeso” con queste vibrazioni emozionali e mentali di bassa frequenza e la sua “salute” viene messa a dura prova dall’alternarsi di stati di benessere e di apatia, dagli stati di stress reattivo e di depressione.
Al contempo, in questo quadro di bassa frequenza, il “corpo spirituale” è lasciato ancora più indifeso: distaccato dalle emozioni e da pensieri positivi, si connette e si eleva in una preghiera che perde di forza e di fede: lo spirito incarnato non può non avere una STRADA da percorrere lungo il suo cammino…..
Usciamo quindi dalla “incertezza” che ci rende deboli e dipendenti di un sistema sociale che non è più valido e tantomeno ripetibile.
Prendiamo sul serio il nostro lavoro, qualunque esso sia, diamo un senso civico e collaborativo alla nostra vita.
Capiamo che non possiamo più ricevere tutti i rifugiati perché non sappiamo dove metterli ma che non sono i nostri nemici e obblighiamo i nostri politici a fare un piano di smistamento, proponiamo loro , rischiamo nelle idee, potrebbero essere le migliori.
Capiamo che i terroristi che ci hanno colpito finora sono nelle nostre città, ci sono nati, parlano le nostre lingue e dialetti, essi non sono persone disperate ma hanno SCELTO di uccidere, in nome di un falso dio, di un diritto, di mille rivendicazioni.
GUARDIAMO, OSSERVIAMO, e sviluppiamo invece che odio, diffidenza , indifferenza, l’ATTENZIONE.
GUARDIAMOCI, senza paura, tanto quella, oramai, è nel nostro DNA, potremmo anche tenerla a bada, magari conoscendola, potremo anche superarla.
SCEGLIAMO i nostri amici, Scegliamo l’informazione ma con discernimento.
PARLIAMO. Parliamo di tutto, di quello che ci accade, delle nostre perplessità, confrontiamoci ma non sprechiamo tempo ad offenderci in liti inutili.
Confrontiamoci e troviamo un accordo, cerchiamo insieme, un modo per uscire da una comunicazione vecchia, da concetti vecchi, da un mondo vecchio.
SCEGLIAMO UNA STRADA E VEDIAMOLA BENE.
Io , nel mio piccolo, intanto scelgo la pace.
La pace è nelle mie intenzioni, nelle mie parole, nei miei pensieri, nelle mie preghiere.
Nel mio piccolo quotidiano scelgo la pace e cerco di vedere bene, sto facendo di tutto per osservare quello che mi circonda attraverso tutti i sensi e forse, un giorno, imparerò a vedere bene anche senza occhiali.
Proviamoci, La vita è un dono e anche un diritto e gli anni passano….
Tiziana crivelli
Es’eker-et